venerdì 30 dicembre 2011

Pioneer One

Titolo: Pioneer One

Anno: 2010/2012
Episodi: 6
Stagioni: 1 (di 4 previste)

Quando una navicella di origine sconosciute entra nell'atmosfera sopra i cieli americani perdendo radiazioni e schiantandosi infine in territorio canadese le autorità temono immediatamente che si tratti di un attacco terroristico mediante una bomba sporca. Quando però gli uomini dell Department of Homeland Security (l'agenzia di sicurezza americana) si recano sul posto ciò che trovano non è quello che si aspettavano: la navicella è un vecchio modulo per l'esplorazione spaziale sovietico, al suo interno un giovane in pessime condizioni di salute accompagnato da una nota scritta a mano in russo: il ragazzo è il figlio di due cosmonauti, nato e cresciuto su Marte. Da qui prende forma una storia che tra speculazioni scientifiche, intrighi politici e giochi di palazzo prosegue a ritmo serrato per sei episodi che, seppur non si perda in inutili riempitivi riesce a delineare personaggi con una dimensione umana credibile senza che ciò annacqui inutilmente il plot principale e senza far calare mai l'interesse dello spettatore realmente interessato al carattere fantascientifico della trama.

Il vecchio proverbio "La necessità aguzza l'ingengo" è particolarmente adatto a descrivere "Pioneer One": avere a disposizione un budget limitato è probabilmente ciò che ha stimolato gli autori a puntare tutto su una sceneggiatura e un intreccio che, a dispetto della totale assenza di effetti speciali, fanno di questa serie un piccolo gioiello di fantascienza alla vecchia maniera. Ciò che inoltre rende lodevole il lavoro dietro "Pioneer One" sono le particolari modalità con cui questo è stato prodotto: si tratta infatti del primo telefilm sotto licenza Creative Commons distribuito gratuitamente tramite la rete e i circuiti peer-to-peer interamente finanziato dai contribuiti a titolo volontario versati dagli spettatori. Sicuramente questa formula ha fatto sì che gli autori abbiano potuto lavorare in totale autonomia creando un prodotto al di fuori dei normali schemi commerciali e che sicuramente non avrebbe potuto svilupparsi altrettanto bene se sottoposto a vincoli imposti dall'alto.

Stiamo forse osservando ad un nuovo modo di produrre serial? Potrò forse sembrare troppo ottimista ma il successo che "Pioneer One" ha raggiunto senza in alcun modo doversi relazionare con il mercato mainstream mi fa sperare che, se permettete il gioco di parole, sia il primo "pioniere" di un nuovo modo di fare intrattenimento che trovi nella rete e nella libera condivisione i mezzi principali per emanciparsi dalle logiche commerciali che stanno da anni appiattendo l'offerta culturale portando finalmente quella libertà creativa e reale pluralità di offerta essenziale per poter avere a disposizione opere di qualità.  



giovedì 15 dicembre 2011

Cronosisma

Titolo: Timequake (Cronosisma)

Autore: Kurt Vonnegut
Anno prima pubblicazione: 1997
Editore italiano: Bompiani

Nell'anno 2001 l'universo, a causa di una crisi di autostima, smette di espandersi e tornando indietro nel tempo di dieci anni costringendo ogni essere vivente a ripetere nuovamente le medesime azioni. Quando poi, passato per la seconda volta il decennio, il tempo ricomincia a muoversi regolarmente ogni essere umano è in crisi: assuefatti alla mancanza di libero arbitrio sono incapaci di qualsiasi azione. Toccherà a Kilgore Trout, scrittore di fantascienza fallito e alter-ego dell'autore, cercare di far rinsavire la popolazione al grido di "Prima eri malato ma ora stai bene e c'è del lavoro da fare".

Con il suo inconfondibile stile Kurt Vonnegut ci presenta questo romanzo in bilico tra l'ironico e il malinconico. Come in molti suoi romanzi (primo tra tutti "Mattatoio n.5") Vonnegut mischia sapientemente finzione letteraria ed eventi autobiografici rendendo labile il confine tra autore e protagonista, tra vita vera e romanzo. La trama è, come spesso capita nei suoi libri, quasi una scusa per portare una critica alla società attuale e per le riflessioni sociologiche dell'autore: non è difficile identificare nell'incapacità di disporre del libero arbitrio una accusa all'uomo moderno, così talmente imbrigliato in schemi preconcetti da farsi letteralmente prendere dal panico quando finalmente può e deve ragionare autonomamente. Così come l'essere costretti per dieci anni a ripetere ogni singola atto e ogni singolo errore del passato senza possibilità di modificare le proprie azioni può essere letto come una metafora dell'immutabilità della natura dell'uomo perennemente costretto a ripetere gli stessi sbagli.

"Cronosisma" è l'ultimo libro scritto da Vonnegut, precisamente ideato per essere l'ultimo romanzo della sua carriera prima di dare l'addio alla narrativa e può essere considerato un "lascito per i posteri" all'interno del quale è condensata la vita e il pensiero di quello che senza ombra di dubbio è stato uno dei più grandi scrittori contemporanei. Un'opera imperdibile capace di far ridere, riflettere e commuoversi come solo un libro di Vonnegut può fare.

martedì 13 dicembre 2011

Phase IV



Titolo: Phase IV (Phase IV Distruzione Terra)


Regia: Saul Bass
Durata: 91 min
Anno di Produzione: 1974


A seguito di una insolita attività solare il comportamento delle formiche è sensibilmente variato: a sciami aggrediscono fattorie e persone con conseguenze tragiche. Due scienziati vengono inviati in un laboratorio dell'Arizona per cercare di comprendere le ragioni di questo mutamento e trovare soluzione a quello che sembra sempre più essere un flagello di portata mondiale. All'interno del laboratorio, che si troverà presto circondato da formicai, daranno asilo ad una giovane ragazza fuggita dalla fattoria dove ha trovato la morte la sua famiglia. A peggiorare la situazione già precaria si aggiungerà poi il contrasto tra i due scienziati: l'uno intenzionato a cercare un modo per comunicare con la neonata intelligenza delle formiche, l'altro deciso invece per soluzioni più drastiche; andando a descrivere un conflitto che è evidente metafora del modo in cui l'uomo sceglie di rapportarsi alla natura.


Lungi dall'aver qualcosa in comune con le solite (ignobili) pellicole in cui una specie animale si rivolta contro l'uomo (quel genere di b-movie che tra gli anni 80' e 90' andrà così tanto di moda), "Phase IV" è un piccolo gioiello di fantascienza in cui la tematica del rapporto uomo-natura viene raccontata con maestria da Saul Bass qui al suo primo e purtroppo unico film (è infatti più noto al grande pubblico per le memorabili sequenze grafiche dei titoli di testa di numerosi film tra cui vanno sicuramente ricordati  "La donna che visse due volte", "Intrigo internazionale" e "Psyco"). La particolare sensibilità visiva di Bass traspare anche in questa pellicola come ad esempio nelle scene finali al limite del psichedelico o nei contrasti tra i colori accesi delle sostanze chimiche che i due scienziati irrorano sugli insetti contrapposti allo sfondo del deserto dell'Arizona. Alla visionarietà di Bass va poi a sommarsi l'innovativo (per l'epoca ovviamente) utilizzo di microtelecamere per filmare le formiche che, unito alla competenza del documentarista Ken Middleham (sue le riprese con gli insetti), riesce a trasformare le formiche in veri e propri attori rendendo appieno l'idea che siano senzienti e organizzate. Nonostante la critica riconosca i meriti di Bass e di questa pellicola così non farà il pubblico: questo piccolo gioiello di fantascienza sociologica è stato a lungo ignorato e solo ultimamente sta vivendo la meritata rivalutazione da parte degli appassionati del genere.

venerdì 9 dicembre 2011

"I Bei Tempi Che Furono": Quando La TV Italiana Raccontava La Fantascienza

Questo è il primo articolo di una serie dedicata ai "bei tempi che furono" (che, nonostante per questioni anagrafiche non abbia vissuto in prima persona, non mancano lo stesso di suscitarmi una qual certa nostalgia) ovvero quel periodo in cui l'Italia era ancora in grado di portare sul piccolo e grande schermo fantascienza di qualità. In questo primo post vorrei parlare delle produzioni per la televisione, quando ancora gli sceneggiati si chiamavano "sceneggiati" e non "fiction". Quando ancora consapevoli del valore artistico dello stile italiano se ne faceva valore aggiunto anzichè scimmiottare quello anglosassone, anch'esso ovviamente valido, ma forse troppo distante dalle nostre radici perchè lo potessimo imitare senza risultati scadenti (come invece accade anche tutt'ora). E' proprio nel periodo ultimo dell'epoca d'oro della fantascienza targata Italia, tra l'inizio e la fine degli anni settanta, che la Rai produce piccoli gioielli di televisione tanto interessanti quanto difficilmente reperibili al giorno d'oggi.

Il primo in ordine cronologico è "A come Andromeda" opera del 1972 per la regia di Vittorio Cottafavi tratto dall'omonimo romanzo di Fred Hoyle (che già vide una trasposizione televisiva nel 1962 ad opera della BBC). In questa storia dove elementi di fantascienza si fondono con quelli tipici della tradizione spionistica un messaggio proveniente dallo spazio viene intercettato da un nuovo potentissimo radiotelescopio: si tratta delle istruzioni per creare un nuovo super-calcolatore e di un programma, dallo scopo ignoto, da introdurvi. Seguendo la migliore tradizione delle storie di primo contatto e dei thriller fanta-politici, durante le cinque puntate che compongono lo sceneggiato vedremo scenziati che tentano di interpretare il misterioso messaggio e agenti governativi che si muovono tra cospiarazioni e spionaggio. 

Nel 1975 la regia di Salvatore Nocita porterà sul piccolo schermo "Gamma" dall'omonimo romanzo di Fabrizio Trecca (che curerà anche la sceneggiatura della serie tv) proponendoci una storia che ha come elemento principale il "trapianto di cervello". Seppur affrontando tematiche che per gli appassionati di fantascienza, specie cinematografica, erano forse già datate anche negli gli anni settanta la trama riesce comnque ad interessare grazie ad alcuni inattesi colpi di scena anche se bisogna ammettere che fra tutte le opere citate in questa articolo "Gamma" è forse quella meno risucita (pur essendo comuque una gradevole visione).
 
Nel 1977 toccherà a Ugo Gregoretti, che si era già in precedenza si era cimentato con la fantasciezna (il film "Omicron" del 1968) portare sul piccolo schermo "Uova fatali" romanzo del 1925 di Michauil Buglakov. Qui la scoperta di un raggio in grado di stimolare e velocizzare lo sviluppo cellulare è la scusa per raccontare una sottile satira sociologica tanto attuale sia quando Buglakov parlava dell'Urss del '25 che quando Gregoretti la ripropone nel '77 sia quando noi la rivediamo nel 2011.

"Racconti di Fantascienza" del 1979 per la regia di Alessandro Blasetti alternava ad una serie di brevi trasposizioni di celebri racconti di fantascienza come "La Decima Vittima" di Robert Sheckley, "L'Assasino" di Ray Bradbury, "Immaginatevi" di Frederick Brown o "L'Esame" di Richard Matheson interpretati e diretti da attori e registi italiani (come ad esempio Nanni Loy o addirittura Pippo Franco) a letture di brani ad opera dello stesso Blasetti coadiuvato da Arnoldo Foà. Tra tutti gli sceneggiati citati fin ora questo è sicuramente il mio preferito, perchè grazie alla varietà dei racconti proposti e all'impostazione quasi accademica degli interventi che inframezzano gli episodi risulta essere una vera e propria antologia della fantascienza classica in formato televisivo. 

Nonostante questi sceneggiati possano attualmente soffrire di alcuni difetti, sia intrinseci delle opere stesse sia dovuti agli oltre trent'anni che sono passati, non posso far a meno di notare quanto siano, almeno a livello di contenuti, qualitativamente superiori a qualsiasi produzione televisa odierna. Putroppo dubito che le cose possano cambiare: se il cinema ha come ancora di salvezza le produzioni indipendenti la TV pubblica difficilmente portrà beneficiare di un equivalente su piccolo schermo. Non ci resta che sperare che la diffusione dello streaming renda prima o poi obsoleti i nostri televisori come renda obsolete le logiche commerciali che portano i produttori televisivi a propinarci blande imitazioni dei vari Csi americani o versioni maccheroniche di ER, lasciando spazio a quella pluralità di offerta che permettendo al pubblico una reale scelta è l'unica vera possibilità di diffusione culturale. Ma forse anche questa è fantascienza...