venerdì 9 dicembre 2011

"I Bei Tempi Che Furono": Quando La TV Italiana Raccontava La Fantascienza

Questo è il primo articolo di una serie dedicata ai "bei tempi che furono" (che, nonostante per questioni anagrafiche non abbia vissuto in prima persona, non mancano lo stesso di suscitarmi una qual certa nostalgia) ovvero quel periodo in cui l'Italia era ancora in grado di portare sul piccolo e grande schermo fantascienza di qualità. In questo primo post vorrei parlare delle produzioni per la televisione, quando ancora gli sceneggiati si chiamavano "sceneggiati" e non "fiction". Quando ancora consapevoli del valore artistico dello stile italiano se ne faceva valore aggiunto anzichè scimmiottare quello anglosassone, anch'esso ovviamente valido, ma forse troppo distante dalle nostre radici perchè lo potessimo imitare senza risultati scadenti (come invece accade anche tutt'ora). E' proprio nel periodo ultimo dell'epoca d'oro della fantascienza targata Italia, tra l'inizio e la fine degli anni settanta, che la Rai produce piccoli gioielli di televisione tanto interessanti quanto difficilmente reperibili al giorno d'oggi.

Il primo in ordine cronologico è "A come Andromeda" opera del 1972 per la regia di Vittorio Cottafavi tratto dall'omonimo romanzo di Fred Hoyle (che già vide una trasposizione televisiva nel 1962 ad opera della BBC). In questa storia dove elementi di fantascienza si fondono con quelli tipici della tradizione spionistica un messaggio proveniente dallo spazio viene intercettato da un nuovo potentissimo radiotelescopio: si tratta delle istruzioni per creare un nuovo super-calcolatore e di un programma, dallo scopo ignoto, da introdurvi. Seguendo la migliore tradizione delle storie di primo contatto e dei thriller fanta-politici, durante le cinque puntate che compongono lo sceneggiato vedremo scenziati che tentano di interpretare il misterioso messaggio e agenti governativi che si muovono tra cospiarazioni e spionaggio. 

Nel 1975 la regia di Salvatore Nocita porterà sul piccolo schermo "Gamma" dall'omonimo romanzo di Fabrizio Trecca (che curerà anche la sceneggiatura della serie tv) proponendoci una storia che ha come elemento principale il "trapianto di cervello". Seppur affrontando tematiche che per gli appassionati di fantascienza, specie cinematografica, erano forse già datate anche negli gli anni settanta la trama riesce comnque ad interessare grazie ad alcuni inattesi colpi di scena anche se bisogna ammettere che fra tutte le opere citate in questa articolo "Gamma" è forse quella meno risucita (pur essendo comuque una gradevole visione).
 
Nel 1977 toccherà a Ugo Gregoretti, che si era già in precedenza si era cimentato con la fantasciezna (il film "Omicron" del 1968) portare sul piccolo schermo "Uova fatali" romanzo del 1925 di Michauil Buglakov. Qui la scoperta di un raggio in grado di stimolare e velocizzare lo sviluppo cellulare è la scusa per raccontare una sottile satira sociologica tanto attuale sia quando Buglakov parlava dell'Urss del '25 che quando Gregoretti la ripropone nel '77 sia quando noi la rivediamo nel 2011.

"Racconti di Fantascienza" del 1979 per la regia di Alessandro Blasetti alternava ad una serie di brevi trasposizioni di celebri racconti di fantascienza come "La Decima Vittima" di Robert Sheckley, "L'Assasino" di Ray Bradbury, "Immaginatevi" di Frederick Brown o "L'Esame" di Richard Matheson interpretati e diretti da attori e registi italiani (come ad esempio Nanni Loy o addirittura Pippo Franco) a letture di brani ad opera dello stesso Blasetti coadiuvato da Arnoldo Foà. Tra tutti gli sceneggiati citati fin ora questo è sicuramente il mio preferito, perchè grazie alla varietà dei racconti proposti e all'impostazione quasi accademica degli interventi che inframezzano gli episodi risulta essere una vera e propria antologia della fantascienza classica in formato televisivo. 

Nonostante questi sceneggiati possano attualmente soffrire di alcuni difetti, sia intrinseci delle opere stesse sia dovuti agli oltre trent'anni che sono passati, non posso far a meno di notare quanto siano, almeno a livello di contenuti, qualitativamente superiori a qualsiasi produzione televisa odierna. Putroppo dubito che le cose possano cambiare: se il cinema ha come ancora di salvezza le produzioni indipendenti la TV pubblica difficilmente portrà beneficiare di un equivalente su piccolo schermo. Non ci resta che sperare che la diffusione dello streaming renda prima o poi obsoleti i nostri televisori come renda obsolete le logiche commerciali che portano i produttori televisivi a propinarci blande imitazioni dei vari Csi americani o versioni maccheroniche di ER, lasciando spazio a quella pluralità di offerta che permettendo al pubblico una reale scelta è l'unica vera possibilità di diffusione culturale. Ma forse anche questa è fantascienza...

4 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Di A COME ANDROMEDA ne ho parlato pure io, sia della versione inglese, purtroppo andata quasi persa perchè la BBC fino al 1970 non conservava gli originali sia di quella italiana.
Quel periood ha prodotto tanto di buono a livello televisivo, peccato che, come sempre siamo riusciti a perdere tutto il buono. Per avere poi cosa in cambio?
DON MATTEO? RIS?
Che tristezza. :(

Anonimo ha detto...

Una volta la fiction italiana valeva parecchio, fantascienza o altro che fosse. Penso alle regie di Bava, al Segno del Comando, L'Amaro caso della Baronessa di Carini, tutta roba fatta con attori che sapevano il fatto loro e raccontando storie bellissime. Peccato che sia andata a finire a schifo, come un deposito di attori cani e raccomandati.

Munzic ha detto...

Complimenti per l'articolo, e per il blog parecchio interessante. Come appassionato del genere SF, sarò costretto spesso a farti visita.
Buon viaggio. :)

Marco Di Lago ha detto...

@Nick: Penso che tutto possa ricondursi ad un appiattimento culturale che dagli anni '80 partendo dalla televisione ha poi contagiato il cinema e, seppur in misura minore, tutta la cultura italiana e che purtroppo non accenna a fermarsi

@Gherardo: pienamente d'accordo, anche al di fuori della s-f vi erano produzioni di ottima qualità sia nella realizzazione sia nei temi scelti, basterebbe solo citare la versione televisiva de "Il giudice e il suo boia" di Durrenmatt o de "Il Club dei suicidi" di Stevenson.

Munzic: benvenuto! felice che tu abbia gradito articolo e blog

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