mercoledì 19 ottobre 2011

Riflessioni sulla fantascienza in Italia

A seguito di questo post comparso su Nocturnia e su suggerimento di Nick, l'autore dell'articolo, ho deciso di espandere il mio commento allo stesso e argomentare con maggior dettaglio il mio pensiero rispetto alla spinosa questione dello stato della fantascienza italiana. Sostanzialmente sono quattro i punti che trovo ricorrenti in tutte le discussioni sull'argomento e che ritengo meritevoli di essere discussi.


  1. Gli editori non hanno fiducia nella fantascienza e in particolare negli autori italiani e di conseguenza non vogliono rischiare nel pubblicarla 
  2. Il pubblico di lettori è un pubblico di nicchia in progressiva riduzione che non riesce ad attirare nuovi "adepti" specialmente tra i più giovani
  3. Gli autori italiani sono incapaci di scostarsi da modelli stranieri datati e quindi a dare al genere quella "nuova linfa" necessaria a creare interesse nel pubblico  
  4. Non esiste una diffusa critica professionale, quella presente è generalmente troppo interna per non essere nel migliore dei casi buonista e nel peggiore di parte


Come sempre succede in queste discussioni complesse ho poche risposte (forse nessuna) e molte domande, tuttavia credo che sia utile porle. 

Perché nessuno ha
approfittato e cavalcato
l'onda?
Riguardo al primo punto la domanda che mi pongo è: come mai di fronte al crescente interesse per la s-f su grande e piccolo schermo non corrisponda un proporzionale aumento dell'interesse per la s-f scritta? Mi sarei aspettato che di fronte a tutto ciò qualche editore lungimirante "fiutasse l'affare" tentando di lanciare qualche autore (anche non nostrano) con potenzialità commerciali, il recente lancio di autori fantasy (indipendentemente dalla qualità proposta) ha dimostrato che con le dovute operazioni di marketing anche la letteratura di genere può vendere. Ed il fantasy si è sicuramente visto meno in TV o al cinema. Certo, sicuramente una S-F "commerciale" difficilmente incontrerebbe i favori di appassionati come noi che animiamo la rete dei blog (quasi tremo all'idea di una versione fantascientifica de "le Cronache del Mondo Emerso"), ma sicuramente avvicinerebbe molti nuovi lettori. Sicuramente poi, a differenza di quanto si è visto nel Fantasy, sarebbe necessario che a supporto di opere maggiormente pubblicizzate ma di inferiore qualità seguissero poi una serie di opere di qualità superiore verso cui l'attenzione dello "zoccolo duro degli appassionati" e la critica specializzata dirotti progressivamente i nuovi lettori. In altre parole alle case editrici il compito di richiamarli creando una "moda", alle community di appassionati il compito di indirizzarli verso autori con contenuti più "alti" (e di conseguenza costringendo in parte gli editori a virare, anche solo parzialmente, su pubblicazioni con maggior spessore).

Il logo ufficiale della
Italcon 2012
Rispetto al secondo punto mi chiedo se non vi sia un eccessivo "elitarismo" da parte degli attuali lettori (ma anche scrittore ed editori) o meglio se non ci sia una eccessiva tendenza nel dividere la s-f ritenuta più colta o impegnata da quella ritenuta più da intrattenimento, prendiamo ad esempio il "fandom" di popolari serie o saghe come Star Trek, Star Wars o Battlestar Galactica: mi chiedo se il nutrito gruppo di persone che vi aderisce (quelle che vedi ai raduni in costume o che popolano siti e forum deidicati) sia un sottogruppo degli appassionati della s-f scritta (quindi già compresi in quei numeri che nel post citato prima Nick stimava approssimativamente attorno ai 20.000 ) o se lo sia solo parzialmente, se quindi non ci sia un bacino di potenziali lettori già appassionati di s-f in forme diverse da quella scritta non sfruttati e su cosa si possa eventualmente fare per avvicinarli. E' pur vero che, per quanto ad esempio adori Star Trek, non mi permetterei mai di avvicinarlo per contenuti ad un Vonnegut o ad un Lem, tuttavia è proprio da questa s-f più "abbordabile" che si dovrebbe cominciare a cercare nuove leve, sia per la ovvia diffusione sia per le potenzialità aggreganti che hanno questi fandom. Cito a riguardo il Delos Day/Italcon (l'annuale raduno degli appassionati di fantascienza Italiani) tenutosi nel 2011 a Milano, immagino che molti di coloro che leggono qui ed erano in zona ci siano stati. Nonostante la scelta di dividersi dalla realtà della Sticcon (la convention dei fan italiani di Star Trek) abbia creato una manifestazione molto più "seriosa" (che tra l'altro io ho apprezzato moltissimo) dall'altro ha forse peccato di quel elitarismo di cui dicevo in precedenza: a ben vedere vi erano moltissimi addetti ai lavori e pochi "lettori comuni" (bastava guardare i vari badge appesi, quelli dei visitatori erano in netta minoranza, ad esempio credo di essere stato l'unico ad aver seguito le relazioni dei Connettivisti che non fosse direttamente o indirettamente già legato al movimento) e cosa ancora più inquietante aveva un range di età in cui io, nonostante trentenne, potevo figurare come lo "sbarbato della situazione". Sicuramente questa divisione non è stata dettata da un atteggiamento snob, ma molto più probabilemente da ragioni logistico-organizzative, ciò non toglie che il risultato finale è stato quello di una manifestazione che per quanto ottimamente riuscita sotto molti aspetti ha molto probabilmente fallito l'obbiettivo di allargare la base degli appassionati. Vedo comunque che per l'anno prossimo le manifestazioni verranno (saggiamente, aggiungo io) riunite: forse sarà una manifestazione un po' più caciarona e meno  intellettuale, ma sono certo che sul lungo termine porterà maggiori vantaggi per tutti (sia appassionati che addetti ai lavori) dando l'opportunità, come probabilmente accadeva nelle precedenti edizioni, a chi magari vive soltanto nella realtà dei fandom di avvicinarsi ad una fantascienza meno di intrattenimento e più intellettuale (e magari permettendo a chi prende la fantascienza a tutti i costi sempre sul serio di rivalutare anche quella meno "nobile"). 

Secondo i fondatori del Cyberpunk
il movimento esaurisce il suo scopo
con questa raccolta di racconti
Riconosco anche che ci sia una certa difficoltà degli autori italiani di "adeguarsi ai tempi"; se nei primi anni 80 tempi il Cyberpunk era d'avanguardia mi sembra adesso leggermente retrò (ora che il world wide web è parte integrante della vita di tutti) fossilizzarsi ancora su certe tematiche: la forza della s-f è sempre stata quella di analizzare il presente parlando del futuro. Senza delle tematiche aggiornate ai tempi attuali è ben difficile secondo me creare qualcosa in cui non ci si identifichi solamente come lettore ma appunto come appartenente a qualcosa di più ampio che, trascendendo le semplici ore che passiamo a leggere e in qualche modo pervadendo anche altri aspetti della vita, vada a creare quello che può correttamente essere denominato un "movimento". Qualcosa che possa far appassionare non solo per la qualità di ciò che si legge (o in generale per un puro e semplice amore per la letteratura) ma che crei anche una sorta di "identificazione in un gruppo" (o in termini più terra-terra che crei una moda) che sostanzialmente è il movente primo che fa aggregare le persone in gruppi più ampi e che è fondamentale per attirare nuovi componenti. Trovo invece che la maggior parte delle produzioni attuali italiane segua ancora, sia a livello di temi discussi che di forma, ciò che Gibson e Sterling dichiararono già esaurito nel 1985 in una sorta di auto-celebrazione dei "bei tempi che furono". E' da notare questo proposito che l'attuale zoccolo duro dei lettori così come l'ultima generazione di autori (mi riferisco sempre all'Italia ovviamente) ha un'età minima che oscilla tra i tenta e trentacinque, l'età giusta per aver cominciato proprio con il Cyberpunk o almeno per appartenere a quella generazione che nel Cyberpunk poteva riconoscersi e quindi apprezzarlo e appassionarvisi. Forse questa non è una prova certa dell'inadeguatezza dei contenuti dell'attuale produzione italiana, tuttavia lo ritengo un indizio da non sottovalutare.

Arriviamo all'ultimo punto. Devo dire che considerato quanto detto prima non mi stupisco se la critica professionale è latitante o troppo buonista (ovviamente è un discorso generico, vi sono sicuramente singoli casi che lo sono ma che da soli non sono sufficienti a colmare le carenze). Con un mercato così ristretto è ovvio che la critica professionale lo sia ancor di più. Dopotutto chi fa critico di professione ha, esattamente come chi scrive, necessità di essere letto e nessuno può pretendere che una critica super-partes possa arrivare dall'esterno in queste condizioni. E' così normale che chi si occupa di critica attualmente sia anche chi pubblica, scrive o comunque lavora nel settore dalla fantascienza: è proprio tra questi soggetti che maggiormente si può trovare sia la competenza necessaria, sia soprattutto la passione visto che ora come ora non sono certo né il denaro o né la gloria che possono spingere qualcuno verso la critica letteraria di s-f. Questa commistione di ruoli (inevitabile fintanto che il settore non aumenterà di dimensioni) mi sembra spinga per onestà intellettuale ad evitare di discutere ampiamente di autori moderni italiani preferendo generalmente discutere dei grandi classici. E' perfettamente comprensibile che se la scena italiana fatica a decollare si preferisca evitare di creargli ulteriori ostacoli, quello che mi stupisce è che manchi una critica dettagliata verso gli autori stranieri contemporanei che permetterebbe di educare pubblico (e anche autori) nostrani ad una lettura più ragionata, senza però il rischio di tarpare le ali a scrittori italiani che, se forse ancora mostrano qualche difetto, posseggono ottime potenzialità. Sono certo che se e quando la nostra s-f avrà finalmente il suo periodo d'oro (o d'argento se vi piace essere cauti) di critici pronti a sezionare senza pietà i nostri autori ce ne saranno in abbondanza o forse fin troppi.

Concludendo (non temete sono quasi alla fine) voglio rilevare come tutti i problemi che ho indicato siano tra loro interconnesse e quindi in ultima analisi meno insormontabili di quanto possa sembrare a prima vista, basterebbe muovere i primi passi in una di queste quattro direzione e progressivamente anche le altre problematiche diminuirebbero di portata. Voglio poi specificare che a differenza di quanto possa sembrare da ciò che dico apprezzo abbastanza quanto avviene in Italia e che intravedo le prime avvisaglie dei miglioramenti che auspico: se ancora non se ne vedono i risultati è soltanto perché è un processo che richiede tempo per ingranare ma che quando lo farà procederà in maniera esponenziale. Per ultima cosa ricordo a chiunque mi abbia letto fin qui che queste sono le opinioni di un semplice appassionato, perfettamente opinabili e a loro volta criticabili, ma comunque espresse in totale buonafede, per passione e con il massimo rispetto per tutti coloro che lavorano costantemente per permettermi di leggere fantascienza. 

7 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Bravo ottimo intervento, hai espresso bene i tuoi punti di vista con obiettività e preparazione.
Ottimo lavoro, adesso vado a linkarti nel mio blogroll.

Anonimo ha detto...

Il discorso è chiaro ed interessante, e soprattutto lo condivido in molti punti. Tuttavia secondo me alcune considerazioni sono un po' "sempliciotte", passami il termine, non me ne venivano di migliori.

"Riguardo al primo punto la domanda che mi pongo è: come mai di fronte al crescente interesse per la s-f su grande e piccolo schermo non corrisponda un proporzionale aumento dell'interesse per la s-f scritta?"

Uhm...SF italiana su grande e piccolo schermo? Tipo?
Se invece ti riferisci a quella straniera...beh, le risposte potrebbero essere molteplici, e tutte in qualche modo esatte:
A) i soldi che girano nell'industria del cinema e della tv non sono neanche lontanamente paragonabili a quelli che girano nell'industria della letteratura.
B) proprio per il motivo A, si tende a non investire su produzioni televisive e cinematografiche se non si è certi, entro certi limiti ovviamente, di ottenere risultati. Quindi molte delle porcherie che probabilmente vengono immaginate, realizzate e prodotte, non vedono la luce. Mentre per la narrativa è molto più difficile arginare il fenomeno spazzatura. Guarda il fantasy.
C) Sarà pure questa una considerazione superficiale, ma girare un film o una fiction con le astronavi, gli alieni, i fucili laser o i viaggi nel tempo è molto più "semplice" che scrivere un romanzo. Nella fiction basta che mi "mostri" una certa tecnologia, nel romanzo me la devi "descrivere", spiegarmene a parole il funzionamento e convincermi che sia una cosa più o meno plausibile. O per lo meno per la quale valga la pena di applicare la sospensione dell'incredulità.

Poi, c'è da dire che scrivere SF è a mio parere molto più difficile che scrivere Fantasy, in Italia. Purtroppo. Infatti le nostre librerie sono inondate di spazzatura elfica. Eppure per un lettore è più facile distinguere spazzatura fantascientifica che non spazzatura fantasy. Il fantasy, nella mente delle persone, spesso non ha bisogno di spiegazioni logiche: è fantasy! L SF, per definizione, deve avere una base di conoscenze che gente tipo Elisa Rosso o Chiara Strazzulla non ha.
Infatti recentemente è uscita una roba semi-SF, Skyland, di un certo Robert Carlile (che probabilmente è uno pseudonimo di uno scrittore italiano) in cui ci sono degli strafalcioni "scientifici" mostruosi. Lasciamo perdere un vergognoso contenitore pieno di duecento litri d'acqua che pesa...cinquanta chili (!!), roba da prima elementare; ma anche l'idea di creare un mondo in cui la crosta terrestre si stacca dal nucleo, creando isole fluttuanti, e poi mettere all'interno di queste isole dei VULCANI! Da dove diavolo lo prendono il magma, se il nucleo none siste più? Mah.
Ecco, roba del genere ne esce poca, per fortuna, mentre di equivalente con gli elfi ne abbiamo a palate.
Tra l'altro anche nel fantasy abbiamo un problema di continue scopiazzature dei grandi classici, che danno vita a opere che puzzano di vecchio lontano un miglio nonostante le copertine stile manga.

Beh, se questa produzione fantasy è stata il risultato della produzione fantasy di cinema e tv degli ultimi anni...spero che almeno la SF si salvi!
E forse la salvezza sta proprio nella rete, in quella "comunità di appassionati" di cui si discuteva anche nel blog di Iguana, gente che ha voglia di documentarsi prima di scrivere, e che ha voglia di fare, di creare e, perchè no, anche di criticare. Sempre tenendo presente la via di mezzo: è vero che il buonismo fa male alla critica, ma anche certe critiche tipo: "il tale avverbio va messo prima della virgola, non dopo" bene di certo non fanno.

Marco Di Lago ha detto...

Nel primo punto non mi riferivo a s-f italiana su schermo (che è purtroppo estinta dalla metà degli anni 80) più che altro mi chiedevo come mai un qualsiasi editore italiano non si sia detto: "Ehi guarda! è tornata di moda la fantascienza hollywoodiana al cinema! perché non ne approfittiamo creando un best-seller di fantascienza come è stato fatto con il fantasy?" e ho scritto "creando" non a caso, se si è riusciti a imbastire un caso editoriale come quello della Troisi (e prima il fantasy se lo cagavano veramente in pochi), con la s-f grazie a tutti i bombardamenti mediatici dei vari Avatar&Co la metà del lavoro è già fatto... Secondo me i presupposti per lanciare una saga di x-mila volumi di space-opera (con relativa mary-sue in copertina con tecno-tuta aderente di simil-lattex) ci sono tutti e forse avrebbe anche più successo di una fantasy. Che poi ne verrebbe fuori un prodotto commerciale di bassa qualità come Skyland (mamma mia, hai proprio preso il peggio come esempio!), più simile ad un romanzo di avventura ambientato nel futuro che ad un vero libro di fantascienza, non ho alcun dubbio. Ma almeno attirerebbe attenzione e un ampio pubblico, una fetta del quale potrebbe poi passare a leggere "vera" s-f (per una pura e semplice questione di legge dei grandi numeri).
E' pur vero che il boom del Fantasy ha prodotto tanta fuffa in Italia, ma è anche vero che sta sorgendo una certa community abbastanza critica che qualche anno fa non sarebbe stata pensabile e che paradossalmente esiste (o è uscita allo scoperto) proprio grazie ai vari Troisi/Strazzulla etc... Abbi pazienza e vedrai che anche presto tra tanta fuffa verrà fuori qualcosa di buono, dapprima isolato e quasi invisibile tra la massa di cartaccia poi per "effetto emulazione" ne potrai leggere sempre di più e magari tra 4 o 5 anni ci sarà, parallela a quella commerciale, anche una sana e leggibile "scena fantasy" nostrana come auspico avvenga per la fantascienza. Purtroppo temo che da questo punto di vista non ci sia molta scelta: se si vuole espandere la base dei lettori bisogna scendere a compromessi con le regole del marketing e del commercio e mettere in conto che ci sarà sempre un parte commerciale e una colta che devono convivere insieme.

Anonimo ha detto...

"Che poi ne verrebbe fuori un prodotto commerciale di bassa qualità come Skyland (mamma mia, hai proprio preso il peggio come esempio!)"
Già, perchè non c'è MAI limite al peggio. Mentre al meglio, purtroppo, spesso sì. E spesso è proprio il peggio a mettere un limite al meglio, per poter cercare di non sembrare così peggio. :D

"Ma almeno attirerebbe attenzione e un ampio pubblico, una fetta del quale potrebbe poi passare a leggere "vera" s-f (per una pura e semplice questione di legge dei grandi numeri)."
Eppure con il fantasy non è stato così. Almeno non mi sembra. E' vero, sono nate su internet comunità di appassionati che discutono, criticano, pretendono...e a volte scrivono, anche. Però c'è stato un proliferare incontrollato di siti su Nihal, sulla Troisi e sul fantasy elfico, e dall'altra parte la nascita di sporadici siti in cui certe volte si criticano "mostri sacri" della letteratura fantastica basandosi esclusivamente su regole grammaticali e sintattiche. Mah.
E adesso abbiamo i forum e i blog pieni di gente che si vanta di amare solo i fantasy scritti all'estero, in lingua originale, mai tradotti e più bizzarri e urban che mai. Perchè, diciamocelo, un po' fa figo. Oppure di gente che ama il Mondo Emerso, e Eragon, e la Strazzu, senza mai aver letto una pagina (e se ne vantano pure!) di Tolkien, o della Bradley, o della LeGuin, o di Martin e via dicendo. Risultato: una fetta sempre più grossa di pubblico che si adegua a mangiare merda (vedi il parallelo sul cibo uscito fuori in quella famosa discussione da Iguana), e un'altra fetta che si ritira in roccaforti inespugnabili di critica acida e spesso non propositiva.

Angelo ha detto...

La situazione attuale non è rosea, mi sa che siamo tutti d'accordo su questo punto. Tuttavia trovo eccessivo affermare che la Sf in Italia è morta o moribonda (non hai idea delle mail che mi sono arrivate con questo tipo di messaggio).
Tra fine 2011 e 2012 proveremo a scuotere l'albero, vediamo cosa viene giù.

Marco Di Lago ha detto...

Condivido, dire che è "morta" o "moribonda" oltre che ad essere inesatto spesso credo derivi da quell'elitarismo di cui dicevo prima perché molti (non tutti ovviamente) dicendo così sottointendono "è morta perché il popolino è ignorante e solo io e pochi eletti siamo in grado di capirla davvero".
Trovo più corretto (e ottimistico) dire che è in una fase di stallo: certamente che dura da molto ma comunque stazionaria.
P.s. non sono riuscito a capire a cosa ti riferisci con l'ultima frase... c'è qualcosa di gustoso che bolle in pentola?

Giulia ha detto...

Ciao Marco, complimenti per il tuo articolo che leggo all'indomani dell'Italcon 2012, quella in cui si sono riunite le varie manifestazioni, Italcon con STICcon varie. La tua analisi è davvero calzante e sono d'accordo con praticamente quasi tutto.
Ora siamo a qualche giorno dopo la manifestazione in cui tu auspicavi che la scifi letteraria potesse "acchiappare" anche un po' di pubblico magari più generalista e abituato a una scifi meno problematica... e per quanto ho visto devo purtroppo dire che quella di quest'anno è stata un'occasione persa. La letteratura è stata relegata a una sala fuori mano, seguita poco (media di partecipanti alle presentazioni: 10 persone) e trattata maluccio anche dagli stessi organizzatori, che spesso non hanno messo il naso fuori dalla propria cerchia per cercare di attirare, o anche solo di conoscere, qualcun altro.
Fa eccezione la proclamazione dei Premi Italia: l'hanno messa sabato sera nella sala grande, benissimo, e l'hanno accorpata con la sfiata successiva dei costumi. Risultato: la folla che era lì per i costumi ha rumoreggiato per gran parte della manifestazione, aspettando di esibirsi e rendendo difficile agli altri ascoltare quello che si diceva sul palco. Sob.

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