Autore: Matthew Phipps Shiel
Pubblicato: 1901
Editore: Adelphi
La nube purpurea è uno dei primi libri mai scritti di fantascienza apocalittica; essendo datato 1901 ovviamente l'estinzione della razza umana non deriva dall'olocausto nucleare ma da un ben più ordinario (se così si può dire) cataclisma naturale. Unico sopravvissuto alla tragedia che ha annichilito ogni essere vivente sul pianeta terra è Adam, salvo solo perché quando tutto avviene si trovava tra i ghiacci del polo nord. L'intero libro è il lungo viaggio sia letterale che figurato che il protagonista compie: letterale per la sua incessante ricerca di risposte su ciò che è realmente avvenuto e di eventuali sopravvissuti ma anche figurato per il percorso emotivo e psicologico causato dalla consapevolezza di essere l'ultimo essere vivente del pianeta. Ed è proprio ciò che accade nella psiche di Adam ad essere il punto di maggior interesse di tutto il romanzo, dalla disperata ricerca, alla rassegnazione fino ad arrivare all'orlo della follia che inevitabilmente la condizione di "ultimo uomo sulla terra" genera nell'animo di un uomo.
La trama meriterebbe maggior approfondimento: "La Nube Purpurea" è molto più di quanto detto in queste poche righe, tuttavia preferisco come sempre lasciare a voi scoprire cos'altro si nasconde tra le pagine e sopratutto nel finale (ma a ben vedere anche nel preludio) di questa mirabile opera senza tempo. Senza tempo perché a distanza di oltre un secolo continua ad essere perfettamente godibile tanto che se nessuno vi dicesse che è stata scritta nel 1901 non gli dareste più di venti o trent'anni.
Il romanzo scritto da Shiel non è solo un'opera che a tutti gli effetti può essere definita uno dei capostipite di quella prolifica branca della fantascienza che è il filone apocalittico ma è qualcosa che, anche a distanza di cento anni, non è mai stato superato tanto nella qualità della prosa che nella profondità dei contenuti.
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