giovedì 27 ottobre 2011

Moebius

Titolo: Moebius

Regia: Gustavo Mosquera
Durata: 88 min.
Anno di produzione: 1996 

Un intero convoglio della metropolitana scompare con tutti i passeggeri mentre percorre i tunnel sotto Buenos Aires, le autorità che cercano di rintracciarlo nelle labirintiche gallerie che si dipanano sotto la metropoli brancolano nel buio. Si rilevano tensioni elettriche là dove il treno dovrebbe passare, segnali semaforici che segnalano il passaggio di quello che a tutti gli effetti pare essere un treno fantasma. Viene così chiamato Daniel Pratt: giovane topologo ed ex studente del principale progettista della rete metropolitana. Pratt scoprirà presto che dietro alla sparizione del treno, ma anche a quella del suo ex professore, c'è una teoria tanto inquietante quanto difficile da credere. Nonostante lo scetticismo delle autorità proseguirà con le sue indagini fino a scoprire cosa si cela dietro la misteriosa scomparsa del convoglio e dei suoi passeggeri.

Film argentino del 1996 realizzato da Gustavo Mosquera, professore dell'università del cinema di Buenos Aires, con l'ausilio di alcuni studenti della sua scuola, la pellicola è una trasposizione cinematografica del racconto del 1950 di A. J. Deutsch "Una metropolitana chiamata Moebius" (già trasportato sul grande schermo nell'omonimo film tedesco del 1993). Al di là della suggestiva ipotesi fantascientifica il film possiede anche una seconda chiave di lettura che non era presente nel racconto originale: grazie soprattutto ad un sapiente uso dei dialoghi nella versione di Mosquera l'intricata metropolitana di Buenos Aires diventa una rappresentazione metaforica della complessità sociale e politica che sfugge alla capacità di comprensione del singolo, mentre il treno pieno di passeggeri scomparso nel nulla e la teoria incredibile che, nonostante lo scetticismo e lo scherno delle autorità, si rivela infine per essere vera è un richiamo al passato recente argentino, al dramma dei Desaparecidos e all'incapacità (o alla mancanza di volontà) di accettare un passato tanto incredibile quanto drammaticamente reale.

venerdì 21 ottobre 2011

Il Virus Dell'Odio

Titolo: Il Virus Dell'Odio (Hater)

Autore: David Moody
Anno: 2009
Editore: Mondadori (Urania)

Daniel McCoyne è un comune impiegato statale come tanti: incastrato in un lavoro che odia e stressato da una vita familiare che spesso gli sta stretta. Un giorno recandosi al lavoro assiste ad un isolato episodio di violenza immotivata, poi un altro e nei giorni a seguire altri ancora. Quando il telegiornale comunica la notizia che irrazionali aggressioni e omicidi si stanno verificando, dapprima in tutta la città poi in tutto lo stato allargandosi a macchia d'olio, in quella che sembra una vera e propria epidemia di violenza irrazionale inizia a comprendere che qualcosa di grave sta accadendo.

Recensisco con piacere "Il Virus Dell'Odio" dato che raramente ho trovato romanzi di fantascienza recente che abbia apprezzato così tanto da leggerli dall'inizio alla fine tutto d'un fiato incapace di scollarmi dalle pagine. Tutto in questo romanzo è studiato e ben congeniato, il punto di vista in prima persona del protagonista ci immerge perfettamente nell'atmosfera di crescente paranoia che aumenta man mano che l'epidemia di follia omicida si propaga tra la popolazione, sensazione sapientemente acuita dalla capacità narrativa di Moody in grado di tenerci sempre sulle spine pagina dopo pagina con una suspence creata tramite un susseguirsi di situazioni che alternano eventi realmente drammatici a momenti in cui, certi che qualcosa stia davvero per succedere, ci ritroviamo a tirar poi il classico sospiro di sollievo solo per poi farci cogliere di sorpresa poche pagine dopo quando realmente si assiste ad una nuova e inattesa esplosione di violenza.

Ma non è solo nella tecnica narrativa che questo romanzo si distingue dalla massa: a dispetto della situazione iniziale che potrebbe far pensare ad una variante, se pur originale, del filone catastrofico "Il Virus Dell'Odio" si dimostra anche uno splendido esempio di fantascienza sociologica che porta a riflessioni sui meccanismi che ci portano a identificare un "noi" ed un "loro" andando a comporre un opera ottima sotto tutti gli aspetti. Il libro è uscito questo mese nella collana regolare di Urania consiglio a chiunque sia interessato di affrettarsi a procurarselo prima che venga inevitabilmente ritirato dalle edicole. 

mercoledì 19 ottobre 2011

Riflessioni sulla fantascienza in Italia

A seguito di questo post comparso su Nocturnia e su suggerimento di Nick, l'autore dell'articolo, ho deciso di espandere il mio commento allo stesso e argomentare con maggior dettaglio il mio pensiero rispetto alla spinosa questione dello stato della fantascienza italiana. Sostanzialmente sono quattro i punti che trovo ricorrenti in tutte le discussioni sull'argomento e che ritengo meritevoli di essere discussi.


  1. Gli editori non hanno fiducia nella fantascienza e in particolare negli autori italiani e di conseguenza non vogliono rischiare nel pubblicarla 
  2. Il pubblico di lettori è un pubblico di nicchia in progressiva riduzione che non riesce ad attirare nuovi "adepti" specialmente tra i più giovani
  3. Gli autori italiani sono incapaci di scostarsi da modelli stranieri datati e quindi a dare al genere quella "nuova linfa" necessaria a creare interesse nel pubblico  
  4. Non esiste una diffusa critica professionale, quella presente è generalmente troppo interna per non essere nel migliore dei casi buonista e nel peggiore di parte


Come sempre succede in queste discussioni complesse ho poche risposte (forse nessuna) e molte domande, tuttavia credo che sia utile porle. 

Perché nessuno ha
approfittato e cavalcato
l'onda?
Riguardo al primo punto la domanda che mi pongo è: come mai di fronte al crescente interesse per la s-f su grande e piccolo schermo non corrisponda un proporzionale aumento dell'interesse per la s-f scritta? Mi sarei aspettato che di fronte a tutto ciò qualche editore lungimirante "fiutasse l'affare" tentando di lanciare qualche autore (anche non nostrano) con potenzialità commerciali, il recente lancio di autori fantasy (indipendentemente dalla qualità proposta) ha dimostrato che con le dovute operazioni di marketing anche la letteratura di genere può vendere. Ed il fantasy si è sicuramente visto meno in TV o al cinema. Certo, sicuramente una S-F "commerciale" difficilmente incontrerebbe i favori di appassionati come noi che animiamo la rete dei blog (quasi tremo all'idea di una versione fantascientifica de "le Cronache del Mondo Emerso"), ma sicuramente avvicinerebbe molti nuovi lettori. Sicuramente poi, a differenza di quanto si è visto nel Fantasy, sarebbe necessario che a supporto di opere maggiormente pubblicizzate ma di inferiore qualità seguissero poi una serie di opere di qualità superiore verso cui l'attenzione dello "zoccolo duro degli appassionati" e la critica specializzata dirotti progressivamente i nuovi lettori. In altre parole alle case editrici il compito di richiamarli creando una "moda", alle community di appassionati il compito di indirizzarli verso autori con contenuti più "alti" (e di conseguenza costringendo in parte gli editori a virare, anche solo parzialmente, su pubblicazioni con maggior spessore).

Il logo ufficiale della
Italcon 2012
Rispetto al secondo punto mi chiedo se non vi sia un eccessivo "elitarismo" da parte degli attuali lettori (ma anche scrittore ed editori) o meglio se non ci sia una eccessiva tendenza nel dividere la s-f ritenuta più colta o impegnata da quella ritenuta più da intrattenimento, prendiamo ad esempio il "fandom" di popolari serie o saghe come Star Trek, Star Wars o Battlestar Galactica: mi chiedo se il nutrito gruppo di persone che vi aderisce (quelle che vedi ai raduni in costume o che popolano siti e forum deidicati) sia un sottogruppo degli appassionati della s-f scritta (quindi già compresi in quei numeri che nel post citato prima Nick stimava approssimativamente attorno ai 20.000 ) o se lo sia solo parzialmente, se quindi non ci sia un bacino di potenziali lettori già appassionati di s-f in forme diverse da quella scritta non sfruttati e su cosa si possa eventualmente fare per avvicinarli. E' pur vero che, per quanto ad esempio adori Star Trek, non mi permetterei mai di avvicinarlo per contenuti ad un Vonnegut o ad un Lem, tuttavia è proprio da questa s-f più "abbordabile" che si dovrebbe cominciare a cercare nuove leve, sia per la ovvia diffusione sia per le potenzialità aggreganti che hanno questi fandom. Cito a riguardo il Delos Day/Italcon (l'annuale raduno degli appassionati di fantascienza Italiani) tenutosi nel 2011 a Milano, immagino che molti di coloro che leggono qui ed erano in zona ci siano stati. Nonostante la scelta di dividersi dalla realtà della Sticcon (la convention dei fan italiani di Star Trek) abbia creato una manifestazione molto più "seriosa" (che tra l'altro io ho apprezzato moltissimo) dall'altro ha forse peccato di quel elitarismo di cui dicevo in precedenza: a ben vedere vi erano moltissimi addetti ai lavori e pochi "lettori comuni" (bastava guardare i vari badge appesi, quelli dei visitatori erano in netta minoranza, ad esempio credo di essere stato l'unico ad aver seguito le relazioni dei Connettivisti che non fosse direttamente o indirettamente già legato al movimento) e cosa ancora più inquietante aveva un range di età in cui io, nonostante trentenne, potevo figurare come lo "sbarbato della situazione". Sicuramente questa divisione non è stata dettata da un atteggiamento snob, ma molto più probabilemente da ragioni logistico-organizzative, ciò non toglie che il risultato finale è stato quello di una manifestazione che per quanto ottimamente riuscita sotto molti aspetti ha molto probabilmente fallito l'obbiettivo di allargare la base degli appassionati. Vedo comunque che per l'anno prossimo le manifestazioni verranno (saggiamente, aggiungo io) riunite: forse sarà una manifestazione un po' più caciarona e meno  intellettuale, ma sono certo che sul lungo termine porterà maggiori vantaggi per tutti (sia appassionati che addetti ai lavori) dando l'opportunità, come probabilmente accadeva nelle precedenti edizioni, a chi magari vive soltanto nella realtà dei fandom di avvicinarsi ad una fantascienza meno di intrattenimento e più intellettuale (e magari permettendo a chi prende la fantascienza a tutti i costi sempre sul serio di rivalutare anche quella meno "nobile"). 

Secondo i fondatori del Cyberpunk
il movimento esaurisce il suo scopo
con questa raccolta di racconti
Riconosco anche che ci sia una certa difficoltà degli autori italiani di "adeguarsi ai tempi"; se nei primi anni 80 tempi il Cyberpunk era d'avanguardia mi sembra adesso leggermente retrò (ora che il world wide web è parte integrante della vita di tutti) fossilizzarsi ancora su certe tematiche: la forza della s-f è sempre stata quella di analizzare il presente parlando del futuro. Senza delle tematiche aggiornate ai tempi attuali è ben difficile secondo me creare qualcosa in cui non ci si identifichi solamente come lettore ma appunto come appartenente a qualcosa di più ampio che, trascendendo le semplici ore che passiamo a leggere e in qualche modo pervadendo anche altri aspetti della vita, vada a creare quello che può correttamente essere denominato un "movimento". Qualcosa che possa far appassionare non solo per la qualità di ciò che si legge (o in generale per un puro e semplice amore per la letteratura) ma che crei anche una sorta di "identificazione in un gruppo" (o in termini più terra-terra che crei una moda) che sostanzialmente è il movente primo che fa aggregare le persone in gruppi più ampi e che è fondamentale per attirare nuovi componenti. Trovo invece che la maggior parte delle produzioni attuali italiane segua ancora, sia a livello di temi discussi che di forma, ciò che Gibson e Sterling dichiararono già esaurito nel 1985 in una sorta di auto-celebrazione dei "bei tempi che furono". E' da notare questo proposito che l'attuale zoccolo duro dei lettori così come l'ultima generazione di autori (mi riferisco sempre all'Italia ovviamente) ha un'età minima che oscilla tra i tenta e trentacinque, l'età giusta per aver cominciato proprio con il Cyberpunk o almeno per appartenere a quella generazione che nel Cyberpunk poteva riconoscersi e quindi apprezzarlo e appassionarvisi. Forse questa non è una prova certa dell'inadeguatezza dei contenuti dell'attuale produzione italiana, tuttavia lo ritengo un indizio da non sottovalutare.

Arriviamo all'ultimo punto. Devo dire che considerato quanto detto prima non mi stupisco se la critica professionale è latitante o troppo buonista (ovviamente è un discorso generico, vi sono sicuramente singoli casi che lo sono ma che da soli non sono sufficienti a colmare le carenze). Con un mercato così ristretto è ovvio che la critica professionale lo sia ancor di più. Dopotutto chi fa critico di professione ha, esattamente come chi scrive, necessità di essere letto e nessuno può pretendere che una critica super-partes possa arrivare dall'esterno in queste condizioni. E' così normale che chi si occupa di critica attualmente sia anche chi pubblica, scrive o comunque lavora nel settore dalla fantascienza: è proprio tra questi soggetti che maggiormente si può trovare sia la competenza necessaria, sia soprattutto la passione visto che ora come ora non sono certo né il denaro o né la gloria che possono spingere qualcuno verso la critica letteraria di s-f. Questa commistione di ruoli (inevitabile fintanto che il settore non aumenterà di dimensioni) mi sembra spinga per onestà intellettuale ad evitare di discutere ampiamente di autori moderni italiani preferendo generalmente discutere dei grandi classici. E' perfettamente comprensibile che se la scena italiana fatica a decollare si preferisca evitare di creargli ulteriori ostacoli, quello che mi stupisce è che manchi una critica dettagliata verso gli autori stranieri contemporanei che permetterebbe di educare pubblico (e anche autori) nostrani ad una lettura più ragionata, senza però il rischio di tarpare le ali a scrittori italiani che, se forse ancora mostrano qualche difetto, posseggono ottime potenzialità. Sono certo che se e quando la nostra s-f avrà finalmente il suo periodo d'oro (o d'argento se vi piace essere cauti) di critici pronti a sezionare senza pietà i nostri autori ce ne saranno in abbondanza o forse fin troppi.

Concludendo (non temete sono quasi alla fine) voglio rilevare come tutti i problemi che ho indicato siano tra loro interconnesse e quindi in ultima analisi meno insormontabili di quanto possa sembrare a prima vista, basterebbe muovere i primi passi in una di queste quattro direzione e progressivamente anche le altre problematiche diminuirebbero di portata. Voglio poi specificare che a differenza di quanto possa sembrare da ciò che dico apprezzo abbastanza quanto avviene in Italia e che intravedo le prime avvisaglie dei miglioramenti che auspico: se ancora non se ne vedono i risultati è soltanto perché è un processo che richiede tempo per ingranare ma che quando lo farà procederà in maniera esponenziale. Per ultima cosa ricordo a chiunque mi abbia letto fin qui che queste sono le opinioni di un semplice appassionato, perfettamente opinabili e a loro volta criticabili, ma comunque espresse in totale buonafede, per passione e con il massimo rispetto per tutti coloro che lavorano costantemente per permettermi di leggere fantascienza. 

giovedì 13 ottobre 2011

Le Infernali Macchine Del Desiderio Del Dottor Hoffman

Titolo: Le Infernali Macchine Del Desiderio Del Dottor Hoffman

Autore: Angela Carter
Anno: 1972
Editore: Fanucci

La Capitale, grande metropoli di una non meglio definita nazione, è sotto l'assedio del dottor Hoffman. Quella di Hofmann non è però una guerra convenzionale: contro la città ha scatenato le sue mirabolanti macchine in grado di far materializzare i desideri reconditi di chi ne è vittima sommergendo la città di visioni e paralizzandone ogni attività. Il Ministero della Determinazione incarica quindi il giovane Desiderio di partire in incognito alla ricerca del dottore con lo scopo di assassinarlo. Ben presto la missione di Desiderio subirà una radicale modifica: da un lato l'accusa di un omicidio che non ha commesso lo trasformerà da agente del ministero in fuggitivo, dall'altro le continue comparse nelle sue visioni di Albertina, la seducente figlia del dottor Hoffman di cui Desiderio si innamora, muteranno la natura del suo viaggio trasformandolo in una continua ricerca del proprio posto, della propria identità e della amata Albertina.

"Le Infrnali Macchine Del Desdierio del Dottor Hofmann" è un libro aperto a diversi livelli di lettura che non potrà non stupirvi con la sua originalità mentre seguirete il viaggio di Desiderio attraverso i luoghi e le genti tanto bizzarre quanto spesso inquietanti che incontrerà fino a giungere alla conclusione che, seppur anticipata nel prologo (il libro è infatti un lungo flashback narrato in prima persona da Desiderio) non mancherà di sorprendere.

Numerose sono le tematiche che la Carter affronta: dal femminismo (elemento presente in tutte le sue opere), alla ricerca dell'identità e all'eterno conflitto tra ragione e desiderio facendo di questo libro un opera che, nonostante sia fortemente condizionato dalle tematiche del periodo storico in cui è stato scritto, rimane una lettura fondamentale per chiunque e che trascende le normali definizioni di genere rimanendo in bilico tra romanzo di viaggio (sia fisico che interiore) e letteratura fantastica.

mercoledì 12 ottobre 2011

Nuova sezione: Ebook Gratuiti

Da oggi troverete nella barra superiore il link alla pagina "Ebook Gratuiti" dove di volta in volta raccoglierò tutte i link ai siti che offrono legalmente e gratuitamente ebook gratis relativi agli argomenti trattati nel blog che riesco a trovare in giro per la rete, con particolare attenzione a quei siti che distribuiscono opere di autori emergenti italiani. Ritengo personalmente che qualsiasi iniziativa favorisca la circolazione libera e gratuita di libri (e più in generale di qualsiasi altra forma di cultura) sia encomiabile e meritevole di supporto e diffusione.

E' purtroppo noto a chiunque si interessi alla letteratura fantastica come la produzione italiana sia, almeno per quanto riguarda i canali ufficiali, in pieno stallo (per non dire in recessione). Trovo confortante vedere come invece vi sia un prolificare di auto-produzioni che, se non sempre qualitativamente al livello di prodotti editoriali maggiormente commerciali, almeno testimoniano come ci sia un embrione di rinascita "dal basso" che necessita certamente di essere supportato da noi appassionati affinché possa svilupparsi e portare ad una reale resurrezione della narrativa fantastica italiana.

Ad essere onesti negli ultimi anni noto che la situazione non è più così critica: vi sono stati svariati tentativi di editori maggiori di riportare in auge la letteratura di genere nostrana; alcuni hanno avuto successo mentre altri, purtroppo la maggior parte (a mio modesto parere ovviamente), sono stati fallimentari. Perché questo principio di focolaio non si risolva in un fuoco di paglia ritengo particolarmente utile sostenere tutte le auto-produzioni di cui parlavo prima, da un lato perché credo che per un autore emergente un riscontro del pubblico, anche quando negativo (purché sempre si rimanga nell'ambito della critica costruttiva), è essenziale per intraprendere un percorso di crescita e miglioramento; dall'altro perché il riscontro e l'interesse da parte della comunità degli appassionati in rete può servire da vetrina per gli editori che per comprensibili ragioni legate al rischio di impresa generalmente ignorano tali opere, di modo che possano essere maggiormente stimolati a prendere in considerazione autori emergenti che altrimenti rischierebbero di passare inosservati nonostante capacità e merito.

Detto questo vi esorto a segnalarmi sia siti che singole opere (che vi sono piaciute, di cui semplicemente avete avuto notizia o che avete scritto voi stessi) disponibili gratuitamente in rete, avrò sicuramente piacere ad aggiungerle all'elenco dei link. Da parte mia prometto, tempo permettendo, che quando mi sarà possibile leggerò e segnalerò tali opere nel mio blog facendo nel mio piccolo ciò che posso per sostenere la narrativa fantastica italiana.

martedì 11 ottobre 2011

Le Cronache di Ambra

Titolo: Le Cronache di Ambra

Autore: Roger Zelazny
Anno: 70-78 e 85-91
Editore: Fanucci


Un uomo si sveglia in un ospedale dopo un incidente d'auto, non ricorda il suo nome ne il suo passato, incomincerà quindi una ricerca alla scoperta di chi è e di ciò che gli è successo.  Partendo da quella che sembra una realtà ordinaria finirà per trovarsi presto ad attraversare universi paralleli e mondi alternativi. Scoprirà che non è un uomo come gli altri ma bensì uno dei nove principi del regno di Ambra: unica vera realtà esistente di cui tutti gli altri mondi (compreso il nostro) sono soltanto delle ombre. Comincerà così per Corwin (questo il nome del protagonista) una lunga lotta per il possesso del trono, reso vacante dopo la misteriosa scomparsa di suo padre Oberon, e conteso da molti dei suoi fratelli. 

Questo è l'inizio del primo libro della lunga saga concepita da Roger Zelazny che comprende due cicli composti ognuno da cinque libri, denominati "Ciclo di Corwin" e "Ciclo di Merlin" (dal nome dei protagonisti). Primo punto di forza della saga è l'universo creato da Zelazny, assolutamente originale e fuori dai soliti clichè del genere, a cui si aggiungono una serie di personaggi che escono dalla classica dicotomia buoni-cattivi così tipica dei romanzi fantasy di bassa qualità: i principi di Ambra sono infatti caratterizzati da personalità fortemente egoistiche le cui azioni sono sempre dettate dai propri interessi creando una trama fitta di alleanze di convenienza, cospirazioni e tradimenti.

Per chi ama il fantasy dai toni epici ma è stanco delle innumerevoli ambientazioni clonate da Tolkien le "Cronache Di Ambra" sono una ventata di aria fresca che non possono mancare nella collezione di ogni appassionato del genere.

Questo l'elenco completo dei volumi che formano la saga:

CICLO DI CORWIN

Nove principi in Ambra (Nine Princes in Amber, 1970) 
Le armi di Avalon (The Guns of Avalon, 1972) 
Il segno dell'unicorno (Sign of the Unicorn, 1975) 
La mano di Oberon (The Hand of Oberon, 1976) 
Le coorti del Caos (The Courts of Chaos, 1978) 

CICLO DI MERLIN

Ritorno ad Ambra (The Trumps of Doom, 1985) 
Il sangue di Ambra (The Blood of Amber, 1986) 
Il segno del caos (The Sign of Chaos, 1987) 
Il cavaliere delle ombre (The Knight of Shadows, 1990) 
Il principe del caos (Prince of Chaos, 1991) 

lunedì 10 ottobre 2011

La Nube Purpurea

Titolo: La Nube Purpurea

Autore: Matthew Phipps Shiel
Pubblicato: 1901
Editore: Adelphi

La nube purpurea è uno dei primi libri mai scritti di fantascienza apocalittica; essendo datato 1901 ovviamente l'estinzione della razza umana non deriva dall'olocausto nucleare ma da un ben più ordinario (se così si può dire) cataclisma naturale. Unico sopravvissuto alla tragedia che ha annichilito ogni essere vivente sul pianeta terra è Adam, salvo solo perché quando tutto avviene si trovava tra i ghiacci del polo nord. L'intero libro è il lungo viaggio sia letterale che figurato che il protagonista compie: letterale per la sua incessante ricerca di risposte su ciò che è realmente avvenuto e di eventuali sopravvissuti ma anche figurato per il percorso emotivo e psicologico causato dalla consapevolezza di essere l'ultimo essere vivente del pianeta. Ed è proprio ciò che accade nella psiche di Adam ad essere il punto di maggior interesse di tutto il romanzo, dalla disperata ricerca, alla rassegnazione fino ad arrivare all'orlo della follia che inevitabilmente la condizione di "ultimo uomo sulla terra" genera nell'animo di un uomo.

La trama meriterebbe maggior approfondimento: "La Nube Purpurea" è molto più di quanto detto in queste poche righe, tuttavia preferisco come sempre lasciare a voi scoprire cos'altro si nasconde tra le pagine e sopratutto nel finale (ma a ben vedere anche nel preludio) di questa mirabile opera senza tempo. Senza tempo perché a distanza di oltre un secolo continua ad essere perfettamente godibile tanto che se nessuno vi dicesse che è stata scritta nel 1901 non gli dareste più di venti o trent'anni.

Il romanzo scritto da Shiel non è solo un'opera che a tutti gli effetti può essere definita uno dei capostipite di quella prolifica branca della fantascienza che è il filone apocalittico ma è qualcosa che, anche a distanza di cento anni, non è mai stato superato tanto nella qualità della prosa che nella profondità dei contenuti.

venerdì 7 ottobre 2011

Strings

Titolo: Strings

Regia: Anders Rønnow Klarlund
Durata: 88 min.
Anno: 2004 

Hal Tara è il figlio del Kahro, signore della città di Hebalon, e suo erede al Trono. Quando il Kahro si suicida Hal viene scelto per prendere il suo posto. Tuttavia la lettera contenente le ultime parole del Kahro che Hal ritrova rivela una verità diversa: la sua morte non è affatto un suicidio ma il risultato di un complotto ordito dal regnante di una città rivale. Travestito da comune cittadino Hal inizierà così un lungo viaggio in cerca di vendetta. 

Questo è l'inizio di quella che solo a prima vista può sembrare una storia comune, Strings però è tutt'altro che banale: il mondo in cui si svolge questa storia è infatti popolato da sole marionette. E non intendo che è semplicemente girato utilizzando marionette anziché attori in carne ossa, ma che tutti coloro che popolano il mondo immaginato da Klarlund sono realmente marionette consapevoli di esserlo, il loro essere legati a fili che a milioni si perdono nel cielo fino ad arrivare alle mani di un ignoto grande marionettista influisce in ogni aspetto della loro vita e della loro società. Significativa più di tutte in questo senso è la scena della nascita: qui vediamo infatti due genitori scolpire amorevolmente un pezzo di legno in forma di neonato e attendere con pazienza che dal cielo cadano i fili che, una volta collegati al nascituro, gli daranno vita.

L'abilità di Bernd Ogrodnik, indiscusso maestro marionettista che qui dirige il team di animatori, unita alle suggestive scenografia, ad una fotografia ed una regia di ottima qualità fanno di Strings un vero capolavoro cinematografico. Un film che saprà tenervi incollati allo schermo e stupirvi da quanto, pur essendo interpretato da marionette, riesce a instaurare un rapporto di empatia tra protagonisti e spettatore che è raro trovare anche in film con attori in carne ed ossa.

Mi sembra quasi superfluo specificare che un'opera così particolare ed innovativa non ha avuto distribuzione nel nostro paese, a dispetto dei numerosi riconoscimenti avuti nel resto d'Europa.