A seguito di questo
post comparso su Nocturnia e su suggerimento di Nick, l'autore dell'articolo, ho deciso di espandere il mio commento allo stesso e argomentare con maggior dettaglio il mio pensiero rispetto alla spinosa questione dello stato della fantascienza italiana. Sostanzialmente sono quattro i punti che trovo ricorrenti in tutte le discussioni sull'argomento e che ritengo meritevoli di essere discussi.
- Gli editori non hanno fiducia nella fantascienza e in particolare negli autori italiani e di conseguenza non vogliono rischiare nel pubblicarla
- Il pubblico di lettori è un pubblico di nicchia in progressiva riduzione che non riesce ad attirare nuovi "adepti" specialmente tra i più giovani
- Gli autori italiani sono incapaci di scostarsi da modelli stranieri datati e quindi a dare al genere quella "nuova linfa" necessaria a creare interesse nel pubblico
- Non esiste una diffusa critica professionale, quella presente è generalmente troppo interna per non essere nel migliore dei casi buonista e nel peggiore di parte
Come sempre succede in queste discussioni complesse ho poche risposte (forse nessuna) e molte domande, tuttavia credo che sia utile porle.
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Perché nessuno ha
approfittato e cavalcato
l'onda? |
Riguardo al primo punto la domanda che mi pongo è: come mai di fronte al crescente interesse per la s-f su grande e piccolo schermo non corrisponda un proporzionale aumento dell'interesse per la s-f scritta? Mi sarei aspettato che di fronte a tutto ciò qualche editore lungimirante "fiutasse l'affare" tentando di lanciare qualche autore (anche non nostrano) con potenzialità commerciali, il recente lancio di autori fantasy (indipendentemente dalla qualità proposta) ha dimostrato che con le dovute operazioni di marketing anche la letteratura di genere può vendere. Ed il fantasy si è sicuramente visto meno in TV o al cinema. Certo, sicuramente una S-F "commerciale" difficilmente incontrerebbe i favori di appassionati come noi che animiamo la rete dei blog (quasi tremo all'idea di una versione fantascientifica de "le Cronache del Mondo Emerso"), ma sicuramente avvicinerebbe molti nuovi lettori. Sicuramente poi, a differenza di quanto si è visto nel Fantasy, sarebbe necessario che a supporto di opere maggiormente pubblicizzate ma di inferiore qualità seguissero poi una serie di opere di qualità superiore verso cui l'attenzione dello "zoccolo duro degli appassionati" e la critica specializzata dirotti progressivamente i nuovi lettori. In altre parole alle case editrici il compito di richiamarli creando una "moda", alle community di appassionati il compito di indirizzarli verso autori con contenuti più "alti" (e di conseguenza costringendo in parte gli editori a virare, anche solo parzialmente, su pubblicazioni con maggior spessore).
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Il logo ufficiale della
Italcon 2012 |
Rispetto al secondo punto mi chiedo se non vi sia un eccessivo "elitarismo" da parte degli attuali lettori (ma anche scrittore ed editori) o meglio se non ci sia una eccessiva tendenza nel dividere la s-f ritenuta più colta o impegnata da quella ritenuta più da intrattenimento, prendiamo ad esempio il "fandom" di popolari serie o saghe come Star Trek, Star Wars o Battlestar Galactica: mi chiedo se il nutrito gruppo di persone che vi aderisce (quelle che vedi ai raduni in costume o che popolano siti e forum deidicati) sia un sottogruppo degli appassionati della s-f scritta (quindi già compresi in quei numeri che nel post citato prima Nick stimava approssimativamente attorno ai 20.000 ) o se lo sia solo parzialmente, se quindi non ci sia un bacino di potenziali lettori già appassionati di s-f in forme diverse da quella scritta non sfruttati e su cosa si possa eventualmente fare per avvicinarli. E' pur vero che, per quanto ad esempio adori Star Trek, non mi permetterei mai di avvicinarlo per contenuti ad un Vonnegut o ad un Lem, tuttavia è proprio da questa s-f più "abbordabile" che si dovrebbe cominciare a cercare nuove leve, sia per la ovvia diffusione sia per le potenzialità aggreganti che hanno questi fandom. Cito a riguardo il Delos Day/Italcon (l'annuale raduno degli appassionati di fantascienza Italiani) tenutosi nel 2011 a Milano, immagino che molti di coloro che leggono qui ed erano in zona ci siano stati. Nonostante la scelta di dividersi dalla realtà della Sticcon (la convention dei fan italiani di Star Trek) abbia creato una manifestazione molto più "seriosa" (che tra l'altro io ho apprezzato moltissimo) dall'altro ha forse peccato di quel elitarismo di cui dicevo in precedenza: a ben vedere vi erano moltissimi addetti ai lavori e pochi "lettori comuni" (bastava guardare i vari badge appesi, quelli dei visitatori erano in netta minoranza, ad esempio credo di essere stato l'unico ad aver seguito le relazioni dei Connettivisti che non fosse direttamente o indirettamente già legato al movimento) e cosa ancora più inquietante aveva un range di età in cui io, nonostante trentenne, potevo figurare come lo "sbarbato della situazione". Sicuramente questa divisione non è stata dettata da un atteggiamento snob, ma molto più probabilemente da ragioni logistico-organizzative, ciò non toglie che il risultato finale è stato quello di una manifestazione che per quanto ottimamente riuscita sotto molti aspetti ha molto probabilmente fallito l'obbiettivo di allargare la base degli appassionati. Vedo comunque che per l'anno prossimo le manifestazioni verranno (saggiamente, aggiungo io) riunite: forse sarà una manifestazione un po' più caciarona e meno intellettuale, ma sono certo che sul lungo termine porterà maggiori vantaggi per tutti (sia appassionati che addetti ai lavori) dando l'opportunità, come probabilmente accadeva nelle precedenti edizioni, a chi magari vive soltanto nella realtà dei fandom di avvicinarsi ad una fantascienza meno di intrattenimento e più intellettuale (e magari permettendo a chi prende la fantascienza a tutti i costi sempre sul serio di rivalutare anche quella meno "nobile").
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Secondo i fondatori del Cyberpunk
il movimento esaurisce il suo scopo
con questa raccolta di racconti |
Riconosco anche che ci sia una certa difficoltà degli autori italiani di "adeguarsi ai tempi"; se nei primi anni 80 tempi il Cyberpunk era d'avanguardia mi sembra adesso leggermente retrò (ora che il world wide web è parte integrante della vita di tutti) fossilizzarsi ancora su certe tematiche: la forza della s-f è sempre stata quella di analizzare il presente parlando del futuro. Senza delle tematiche aggiornate ai tempi attuali è ben difficile secondo me creare qualcosa in cui non ci si identifichi solamente come lettore ma appunto come appartenente a qualcosa di più ampio che, trascendendo le semplici ore che passiamo a leggere e in qualche modo pervadendo anche altri aspetti della vita, vada a creare quello che può correttamente essere denominato un "movimento". Qualcosa che possa far appassionare non solo per la qualità di ciò che si legge (o in generale per un puro e semplice amore per la letteratura) ma che crei anche una sorta di "identificazione in un gruppo" (o in termini più terra-terra che crei una moda) che sostanzialmente è il movente primo che fa aggregare le persone in gruppi più ampi e che è fondamentale per attirare nuovi componenti. Trovo invece che la maggior parte delle produzioni attuali italiane segua ancora, sia a livello di temi discussi che di forma, ciò che Gibson e Sterling dichiararono già esaurito nel 1985 in una sorta di auto-celebrazione dei "bei tempi che furono". E' da notare questo proposito che l'attuale zoccolo duro dei lettori così come l'ultima generazione di autori (mi riferisco sempre all'Italia ovviamente) ha un'età minima che oscilla tra i tenta e trentacinque, l'età giusta per aver cominciato proprio con il Cyberpunk o almeno per appartenere a quella generazione che nel Cyberpunk poteva riconoscersi e quindi apprezzarlo e appassionarvisi. Forse questa non è una prova certa dell'inadeguatezza dei contenuti dell'attuale produzione italiana, tuttavia lo ritengo un indizio da non sottovalutare.
Arriviamo all'ultimo punto. Devo dire che considerato quanto detto prima non mi stupisco se la critica professionale è latitante o troppo buonista (ovviamente è un discorso generico, vi sono sicuramente singoli casi che lo sono ma che da soli non sono sufficienti a colmare le carenze). Con un mercato così ristretto è ovvio che la critica professionale lo sia ancor di più. Dopotutto chi fa critico di professione ha, esattamente come chi scrive, necessità di essere letto e nessuno può pretendere che una critica super-partes possa arrivare dall'esterno in queste condizioni. E' così normale che chi si occupa di critica attualmente sia anche chi pubblica, scrive o comunque lavora nel settore dalla fantascienza: è proprio tra questi soggetti che maggiormente si può trovare sia la competenza necessaria, sia soprattutto la passione visto che ora come ora non sono certo né il denaro o né la gloria che possono spingere qualcuno verso la critica letteraria di s-f. Questa commistione di ruoli (inevitabile fintanto che il settore non aumenterà di dimensioni) mi sembra spinga per onestà intellettuale ad evitare di discutere ampiamente di autori moderni italiani preferendo generalmente discutere dei grandi classici. E' perfettamente comprensibile che se la scena italiana fatica a decollare si preferisca evitare di creargli ulteriori ostacoli, quello che mi stupisce è che manchi una critica dettagliata verso gli autori stranieri contemporanei che permetterebbe di educare pubblico (e anche autori) nostrani ad una lettura più ragionata, senza però il rischio di tarpare le ali a scrittori italiani che, se forse ancora mostrano qualche difetto, posseggono ottime potenzialità. Sono certo che se e quando la nostra s-f avrà finalmente il suo periodo d'oro (o d'argento se vi piace essere cauti) di critici pronti a sezionare senza pietà i nostri autori ce ne saranno in abbondanza o forse fin troppi.
Concludendo (non temete sono quasi alla fine) voglio rilevare come tutti i problemi che ho indicato siano tra loro interconnesse e quindi in ultima analisi meno insormontabili di quanto possa sembrare a prima vista, basterebbe muovere i primi passi in una di queste quattro direzione e progressivamente anche le altre problematiche diminuirebbero di portata. Voglio poi specificare che a differenza di quanto possa sembrare da ciò che dico apprezzo abbastanza quanto avviene in Italia e che intravedo le prime avvisaglie dei miglioramenti che auspico: se ancora non se ne vedono i risultati è soltanto perché è un processo che richiede tempo per ingranare ma che quando lo farà procederà in maniera esponenziale. Per ultima cosa ricordo a chiunque mi abbia letto fin qui che queste sono le opinioni di un semplice appassionato, perfettamente opinabili e a loro volta criticabili, ma comunque espresse in totale buonafede, per passione e con il massimo rispetto per tutti coloro che lavorano costantemente per permettermi di leggere fantascienza.