Locandina orginale del film |
Titolo: Quintet
Regia: Robert Altman
Durata: 114min
Anno di Produzione: 1979
Durata: 114min
Anno di Produzione: 1979
In un imprecisato futuro la terra è alle soglie di una nuova era glaciale, gli animali sono praticamente estinti e i pochi uomini sopravvissuti vivono in quello che rimane delle ultime grandi città. E' proprio in una di queste città che il protagonista, un cacciatore di foche di nome Essex, ritorna dopo anni di assenza spinto dall'impossibilità di vivere ancora all'esterno dopo che anche l'ultimo animale sembra essere estinto. Qui troverà una popolazione rassegnata all'estinzione a causa della sterilità che ormai ha colpito tutti gli abitanti e dalla conseguente futilità di qualsiasi tentativo di ricostruire una civiltà. Unica attività che sembra interessare agli abitanti della città è il Quintet: un gioco d'azzardo attorno al quale sembra girare ogni aspetto della vita della megalopoli, ma quello del Quintet è ben più di un semplice gioco o passatempo come Essex avrà modo di scoprire ben presto.
Quando un regista come Robert Altman decide di misurarsi con la fantascienza il risultato non può che essere un film che va oltre la cinematografia di genere, Quintet è infatti una perllicola che sicuramente può essere apprezzata anche a chi solitamente non è avvezzo a certe tematiche, il film inoltre è reso ancor più memorabile dalla presenza di due attori del calibro di Paul Newman nel ruolo del protagonista e di Vittorio Gassman in quello dell'antagonista. A questo cast di rilievo si aggiungono poi una scenografia particolarmente efficacie nel trasmettere il senso di crepuscolo della civiltà (il film è girato in una ex base militare in Alaska), una scelta di costumi in stile rinascimentale che aumentano ancor di più l'idea di una società decadente e soprattutto una sceneggiatura che riesce ad intrattenere ma anche a introdurre alcune riflessioni filosofiche tramite la metafora che il gioco del Quintet rappresenta.
Degna di nota anche la scelta di Altman di apporre appositi filtri davanti ad ogni camera in modo da rendere sfocato tutto ciò che si trova ai margini del campo di ripresa, con il risultato che per tutto il fim ci parrà di osservare le scene attraverso una lente parzialmente congelata senza però che questo renda il film meno godibile ma anzi alimentando la sensazione di assistere agli ultimi giorni del mondo, il tutto coaudiuvato da una colonna sonora sempre adeguata nel seguire le varie fasi della trama.
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