giovedì 29 settembre 2011

Aldebaran (Ciclo di Aldebaran)

Copertina dell'edizione Planeta DeAgostini
Titolo: Aldebaran

Storia: Leo
Disegni: Leo
Anno: 2002

Primo capitolo della omonima trilogia (composta oltre che dallo stesso Aldebaran da Beteljuese e Antares), Aldebaran è uno dei più interessanti e piacevoli fumetti di fantascienza che abbia avuto modo di leggere ultimamente, una storia di viaggio e avventura alla ricerca delle risposte ad un grande mistero scritta e disegnata dal brasiliano Leo (pseudonimo di Luis Eduardo de Oliviero)

Questo primo capitolo della saga è ambientato sul pianeta Aldebaran, colonia perduta che ha perso i contatti con la terra da più di un secolo, la tranquilla vita di un villaggio di pescatori viene disturbata da inquietanti avvenimenti, prima scomapiono tutti i pesci, poi la visita di uno straniero che prova senza successo a convincere gli abitanti a lasciare le loro case per qualche giorno temendo che una grave minaccia possa abbattersi sul villaggio, infine il misterioso solidificarsi dell'acqua del mare. Questi sono i fatti che fanno da preludio all'avventura di Marc e Kim, due giovani ragazzi sopravvissuti al flagello che distruggerà, come predetto dal misterioso straniero, il loro villaggio. Assisteremo quindi al viaggio dei due giovani attraverso i paesaggi alieni, le bizzarre creature e la società di Aldebaran, addentrandoci sempre più nei misteri del pianeta. 

Una tavola del fumetto
E' proprio nel concepire e disegnare paesaggi e creature aliene che Leo mostra le sue milgiori qualità di autore e disegnatore, creando un mondo che ci colpirà sia per la sua orignialità che per la sua coerenza, questo però non faccia pensare che l'interccio narrativo sia di qualità inferiore: la storia saprà tenervi incollati alle pagine nell'attesa di scoprire ciò che ne sarà dei protagonisti e soprattutto quale segreto nasconde il pianeta Aldebaran. Finito questo capitolo non portrete fare a meno di leggere il seguente (anche se la storia è pienamente fruibile anche da sola e non necessita obbligatoriamente l'acquisto dei volumi successivi in quanto autoconclusiva).

mercoledì 28 settembre 2011

A Boy and His Dog

Titolo: A Boy and His Dog

Regia: L.Q. Jones
Durata: 91min
Anno: 1975

Tratto da un romanzo di Harlan Ellison (a cui seguirà anche una Graphic Novel) A Boy and His Dog è uno dei più interessanti e meglio riusciti film sul dopobomba, pellicola che riesce insieme ad essere sia cinica che divertente tratteggiando con particolare crudezza una società allo sbando dove vige la regola "cane mangia cane".

La storia è ambientata in un linea temporale alternativa che parte dal fallimento dell'attentato a Kennedy passando per la terza e quarta guerra mondiale e il conseguente olocausto nucleare, per arrivare alcuni decenni dopo al tempo in cui si svolgono i fatti narrati. Protagonisti sono il giovane Vic e Blood, un cane geneticamente modificato dotato di intelligenza umana ed in grado di comunicare telepaticamente. I due vagabondano insieme per ciò che resta degli Stati Uniti alle prese con le elementari necessità di sopravvivenza in una sorta di società di mutuo supporto: Vic procura il cibo per Blood e Blood individua le femmine per Vic, unica cosa che sembra motivare il ragazzo.

Nonostante molti aspetti dell'ambientazione presenti nel libro nel film siano tralasciati, come ad esempio da dove derivino le capacità telepatiche di Blood (nel film si accenna solo a indefiniti "esperimenti scienfici" mentre nel libro vengono descritti con maggior precisione) o gli eventi che hanno portato ad un veloce sviluppo della robotica e alla creazione di androidi, il film risulta pienamente comprensibile anche a chi non conoscesse il romanzo.

Punto di forza sono i due protagonisti: personaggi ottimamente tratteggiati e verosimili (rispetto al contesto in cui sono inseriti ovviamente) che suscitano immediatamente empatia con lo spettatore nonostante la loro amoralità. Attorno al loro rapporto, più simile ad una relazione padre-figlio che cane-padrone, è costruita tutta la trama che, nonostante sia fondamentalmente una storia sull'amicizia, riesce a non essera mai nè scontata nè qualunquista.

martedì 27 settembre 2011

Quintet

Locandina orginale del film
Titolo: Quintet

Regia: Robert Altman
Durata: 114min
Anno di Produzione: 1979

In un imprecisato futuro la terra è alle soglie di una nuova era glaciale, gli animali sono praticamente estinti e i pochi uomini sopravvissuti vivono in quello che rimane delle ultime grandi città. E' proprio in una di queste città che il protagonista, un cacciatore di foche di nome Essex, ritorna dopo anni di assenza spinto dall'impossibilità di vivere ancora all'esterno dopo che anche l'ultimo animale sembra essere estinto. Qui troverà una popolazione rassegnata all'estinzione a causa della sterilità che ormai ha colpito tutti gli abitanti e dalla conseguente futilità di qualsiasi tentativo di ricostruire una civiltà. Unica attività che sembra interessare agli abitanti della città è il Quintet: un gioco d'azzardo attorno al quale sembra girare ogni aspetto della vita della megalopoli, ma quello del Quintet è ben più di un semplice gioco o passatempo come Essex avrà modo di scoprire ben presto.

Quando un regista come Robert Altman decide di misurarsi con la fantascienza il risultato non può che essere un film che va oltre la cinematografia di genere, Quintet è infatti una perllicola che sicuramente può essere apprezzata anche a chi solitamente non è avvezzo a certe tematiche, il film inoltre è reso ancor più memorabile dalla presenza di due attori del calibro di Paul Newman nel ruolo del protagonista e di Vittorio Gassman in quello dell'antagonista. A questo cast di rilievo si aggiungono poi una scenografia particolarmente efficacie nel trasmettere il senso di crepuscolo della civiltà (il film è girato in una ex base militare in Alaska), una scelta di costumi in stile rinascimentale che aumentano ancor di più l'idea di una società decadente e soprattutto una sceneggiatura che riesce ad intrattenere ma anche a introdurre alcune riflessioni filosofiche tramite la metafora che il gioco del Quintet rappresenta. 

Degna di nota anche la scelta di Altman di apporre appositi filtri davanti ad ogni camera in modo da rendere sfocato tutto ciò che si trova ai margini del campo di ripresa, con il risultato che per tutto il fim ci parrà di osservare le scene attraverso una lente parzialmente congelata senza però che questo renda il film meno godibile ma anzi alimentando la sensazione di assistere agli ultimi giorni del mondo, il tutto coaudiuvato da una colonna sonora sempre adeguata nel seguire le varie fasi della trama.

lunedì 26 settembre 2011

Jin Roh: Uomini e Lupi

Copertina del DVD italiano
Titolo: Jin-Roh: Uomini e lupi (Jin-Roh)

Regia: Hiroyuki Okiura
Anno: 1999
Durata: 98min

Ambientato nell'universo fittizio di Kerberos Saga, nato prima come radiodramma e successivamente messo sullo schermo in due film dal vivo (per la regia mi Mamoru Oshii) questo capitolo si pone cronologicamente prima dei due film, nonostante però faccia parte di una ampia saga è comunque un'opera totalmente fruibile anche da chi non avesse conoscenza dei suoi predecessori.

Quello di Jin Roh è versione alternativa del giappone degli anni '60 in cui l'occupazione del dopoguerra non è stata ad opera degli Americani ma bensì dei Tedeschi, occupazione ormai conclusa da un decennio ma che ha lasciato profonde tracce nella cultura e nella società giapponese. Protagonista di questa storia è Fuse, un membro dei Kerebros Korps, un corpo della polizia a metà tra l'antisommossa e l'antiterrorismo che, dapprima fedele e devoto soldato, dovrà mettere in discussione i suoi valori e quelli dell'istituzione per cui lavora iniziando per la prima volta a porsi delle domande sul suo operato.

Nonostante vi siamo molti riferimenti al passato politico giapponese anche chi non conosce la storia recente del paese del sol levante può sicuramente apprezzare questo film le cui tematiche risultano comunque universalmente comprensibili. Anche se non mancano alcune scene d'azione Jin-Roh si avvicina molto di più ad un dramma psicologico o ad un thriller, presentandoci una storia che ci rimarrà impressa più per la sua componente emotiva che non per quella adrenalinica (comunque pregevole).

Questo lungometraggio, prodotto dal noto studio I.G Production è un esempio della migliore animazione giapponese, sia a livello di contenuti che di tecnica. Realizzato  quasi completamente con metodi tradizionali e solo alcuni interventi minimi di rielaborazione digitale, studiati per essere assolutamente non invasivi rendendo praticamente impossibile notare dove questi siano stati effettuati. Degna di nota anche l'ottima colonna sonora.